Dammi una diagnosi e ti dirò chi sono
diSempre più spesso si cerca di dare un nome al proprio malessere, per sentirsi come gli altri ma anche per avere un “protocollo di cura” certo e incontrovertibile da seguire
Sempre più spesso si cerca di dare un nome al proprio malessere, per sentirsi come gli altri ma anche per avere un “protocollo di cura” certo e incontrovertibile da seguire
Una crisi d’angoscia, la richiesta di un ricovero e la risposta – distratta – del sistema. Cosa significa valutare un sintomo? Cosa succede a una persona che soffre e sente di non essere presa sul serio?
Capirsi, mediare, incontrarsi sono diventati faticosi e complessi, in un tempo in cui prevalgono la rabbia e le contrapposizioni. Molti, moltissimi di noi, sono esausti: stanchezza cronica, irritabilità di adulti e bambini, stati d’ansia e attacchi di panico sono la cifra di questo momento
Contro il mito della pensione e le fantasie di una vita bucolica, ecco perché è importante continuare a lavorare se il lavoro ci gratifica. E perché la vecchiaia non è il momento di rinunciare alla vivacità della vita cittadina
Non sopporto la banalizzazione del lavoro terapeutico: accetto ormai solo rapporti che consentano un coinvolgimento emotivo
Alla fine il grosso del lavoro deve farlo il paziente che può solo essere aiutato a superare gli ostacoli
Ricordo: al manicomio di Como la differenza tra il normale e il folle era un mazzo di chiavi
Le nuove tecnologie sono sorprendenti, ma, eliminando il contatto umano, possono rivelarsi punitive e sconfortanti.
Oggi tutti chiedono di classificare carenze e disturbi quasi fosse la psicopatologia a dare consistenza alla persona
In margine al decreto sicurezza ecco la provocante reazione di uno psicologo sconvolto da tanto cinismo