“Dottore, bisogna rinnovare il bancomat della comunità per il quale lei ha depositato la firma”. Così mi accoglie Maddalena al mio arrivo in studio.
Obbediente, mi reco alla vicina filiale della mia banca. Che meraviglia, è scomparsa la porta girevole, si entra liberamente. Mi accoglie una zelante impiegata che, sentita la mia richiesta, mi invita a recarmi in fondo al corridoio, ultima stanza a destra, e attendere: “Arriverà una signorina”.
Entro, il locale è tutto bianco: bianche le pareti, bianco il tavolo centrale, bianca la poltroncina davanti a uno schermo gigante. Sul tavolo c’è un pulsante che mi si invita a premere e vengo informato che sono il quattordicesimo in lista di attesa. Mi si dice: “Attenda la signorina”.
Poi lo schermo si illumina e nell’attesa, per circa venti minuti, mi viene illustrato il piano generale delle molteplici, straordinarie attività della banca. Una spiegazione ampia e articolata, con aspetti tecnici, degna di orecchie migliori. Mi distraggo, mi sento punito e solo.
Finalmente è il mio turno: la signorina arriverà!
E infatti arriva, ma è solo un mezzo busto sullo schermo. Mi chiede cosa desidero, ma la conversazione è faticosa. Mi sorprendo a pensare: avrà le gambe? O è solo un ologramma? Mi vede? Mistero.
Capisco che mi arriveranno fogli da firmare e mi giro verso la porta aspettando che qualcuno entri. Invece escono da una fessura del tavolo. Tanti fogli. Una volta firmati, vanno imbucati in un’altra fessura. Ne arrivano degli altri e devo ripetere l’operazione.
A questo punto l’ineffabile creatura mi congeda dicendomi: “Nella hall le daranno il bancomat”.
Effettivamente nella hall la zelante impiegata mi consegna il prezioso documento e io, sfidando il Me Too, le tocco la mano per accertarmi che sia vera.
L’esperienza mi ha lasciato basito: sono andato in banca e mi sono sentito solo.
Rifletto che mio figlio quindicenne l’avrebbe affrontata con disinvoltura e forse si sarebbe anche divertito, ma io mi sono sentito vecchio, inadeguato, deluso dalla mancanza di relazione. Sarà questo il futuro che ci aspetta?
Mi attraversa la mente l’idea che molto lavoro attende i miei colleghi: per parlare finalmente con qualcuno bisognerà andare dallo psicologo.