Sociologi, psicologi, psicoterapeuti, psicanalisti sembrano concordi nel denunciare un generale calo del desiderio sessuale. Nello stesso tempo assistiamo a una continua erotizzazione delle immagini mentre tra gli adolescenti l’età della “prima volta” arretra sempre di più, fino a lambire i 14-15 anni. Un paradosso? Cosa ci dice questa apparente contraddizione?
I rapporti di tanti ragazzi (e non solo) si riducono a esercizio ginnico ripetitivo, povero di autentico coinvolgimento emotivo. La velocità del passaggio all’atto dopo una frettolosa conoscenza svilisce il rapporto e annienta il desiderio. Vanno perduti il gioco del corteggiamento e della seduzione, l’aura di attesa, fantasticheria, illusione, segreto che circonda un incontro che fa palpitare. Perché privarsene? Perché rinunciare all’atmosfera magica dei primi approcci?
L’unica risposta che riesco a trovare è: per paura. Sembra che, caduti gli antichi tabù, conquistata la libertà sessuale, il desiderio si ritiri spaventato.
Prevale la paura del coinvolgimento emotivo e sentimentale, vissuto come destabilizzante, in quanto comporta il rischio del rifiuto, della disillusione, dell’abbandono. In una società che non tollera il dolore la passione appare pericolosa.
Romeo e Giulietta non abitano più qui.
Citando i risultati di una serie di ricerche condotte nei Paesi occidentali, lo psicanalista Luigi Zoia, nel suo Il declino del desiderio (Einaudi, 2022), parla di «tramonto della sessualità», calo di un eros adeguatosi alla legge del consumismo, e riferisce l’ipotesi, già presente in Freud, che tale declino potrebbe rivelare «una inconscia rinuncia dell’umanità alla vita». Se anche un’istituzione un tempo solida come il matrimonio mostra oggi tutta la sua precarietà, il rapporto di coppia si rivela fragile, ogni relazione presenta troppe incognite. Erotizzare rapidamente un rapporto, saltando le tappe di un avvicinamento graduale, scongiura la possibilità di un coinvolgimento sentimentale con tutte le sue complicazioni: questo il messaggio che suggeriscono i racconti di molti pazienti. Conoscenze più approfondite tendono più facilmente a evolvere in amicizia.
Meglio un sesso apericena o rock dessert senza inutili preoccupazioni, una ginnastica che soddisfa il fisico e non impegna la mente, la tiene sgombra da pensieri, non genera aspettative o progetti di vita futura. L’esperienza può certo essere piacevole, anche gioiosa, ma, nella sua ripetitività, si rivela vuota di senso.
Abbiamo eliminata l’inquietudine, ma a cosa abbiamo rinunciato?
Abbiamo rinunciato alla trepidante attesa del desiderio amoroso e al rapporto sessuale come momento di incontro di due diversità che si mettono a nudo, non solo in senso fisico, ma offrendosi con la loro interiorità.
Sì, c’è proprio un grande bisogno di educazione sentimentale.