Vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio
(A. Manzoni, Il 5 maggio)
Calmatosi il diluvio di articoli, interventi, dichiarazioni, interpretazioni, commemorazioni, beatificazioni seguito alla morte di Silvio Berlusconi, pensiamo sia giunto il momento di dire qualcosa anche noi, senza la pretesa di esprimere giudizi politici, ma osservandolo dal punto di vista della nostra professione.
È stato certamente un uomo profondamente divisivo. Nessuna misura: c’è chi l’ha amato senza riserve e chi l’ha odiato in modo irriducibile. Ha bucato lo schermo televisivo e ha abitato l’immaginario degli italiani.
C’è stato un attore geniale, Alberto Sordi, capace di interpretare i difetti dell’italiano medio.
Berlusconi ha trasformato quei difetti in doti, o almeno in comportamenti meritevoli di sorridente indulgenza, quando non di apprezzamento: la furbizia, le fanfaronate, l’abilità di aggirare le regole, l’inconsapevolezza delle proprie menzogne, una morale elastica, l’atteggiamento autoassolutorio, l’ingordigia sessuale…
Si è detto che la sua etica discutibile abbia corrotto gli italiani. Ma questi erano già di per sé pronti ad accoglierne il messaggio e a identificarsi in lui, uno che non li giudicava, non li rimproverava, non li voleva diversi, magari migliori: uno come loro, comuni uomini mediocri, con gli stessi vizi, gli stessi desideri, le stesse passioni, le stesse debolezze.
Questa identificazione ha qualcosa di miracoloso perché in realtà Berlusconi non era uomo né comune, né mediocre: ricchissimo, imprenditore di successo, padrone di un impero televisivo ed editoriale, padrone di una squadra di calcio che aveva vinto tutto, padrone assoluto del suo partito, aveva poco da spartire con i suoi seguaci adoranti.
Come professionisti della psiche siamo stati testimoni sconcertati del suo effetto sul pensiero psicotico: pazienti che asserivano di essere amici, parenti, figli segreti di Berlusconi; pazienti che gli imputavano il loro malessere, che lo ritenevano responsabile di ogni disgrazia toccata alla propria famiglia; pazienti che si sentivano da lui osservati, spiati, controllati; pazienti che gli attribuivano potenzialità salvifiche, simili a quelle dei re taumaturghi di medioevale memoria, il cui tocco risanava; pazienti che ora lo sognano portare loro un messaggio personale.
C’è stato anche chi pensava di essere Berlusconi… e io ci ho parlato.