Attualità

Con il beneplacito di tutti la democrazia muore di paura

Al governo della paura non si oppongono proposte alternative ma profezie inquietanti che rischiano di generare mostri

Davide Casaleggio ha dichiarato in più occasioni che, tempo 15-20 anni, il Parlamento è destinato a scomparire e la democrazia rappresentativa verrà sostituita dalla democrazia diretta dei clic.
Di Maio gli ha fatto subito eco, affermando che le previsioni dei Casaleggio di solito si avverano.
Le opposizioni hanno protestato (ma neanche tanto), ci sono stati dissensi sui social (ma neanche troppi), nel complesso le reazioni sono state blande rispetto ad affermazioni che potremmo ritenere eversive. La sostanziale indifferenza con la quale sono state accolte – opinioni da dibattito televisivo piuttosto che parole che aprono a incubi futuri – sono la dimostrazione di un generale indebolimento del pensiero democratico.

In tutto il mondo occidentale assistiamo all’affermarsi di forze nazionaliste, populiste, xenofobe e sovraniste che fanno leva sulla paura: dei migranti, dei “poteri forti”, della perdita di identità, della corruzione, della criminalità, di forze complottistiche occulte…

Ma anche le forze che, pur con diversi orientamenti ideologici, credono ancora nella democrazia, sembrano preda di una specie di fatalismo e non sanno opporsi se non con profezie inquietanti su un futuro denso di pericoli.

Invece di avanzare forti proposte alternative, adottano una strategia difensiva che punta sugli errori altrui. Politici, intellettuali, esponenti del mondo della cultura, quasi tramortiti dalla piega che hanno preso le cose, deprecano, si indignano, assumono toni drammatici, ma non sanno affrontare gli avversari che sul loro stesso terreno; contro il “governo della paura” anch’essi agitano la paura: dello spread, delle agenzie di rating, del debito pubblico, dell’uscita dall’euro, del razzismo, della dissoluzione dell’Europa…
Preoccupazioni legittime, a mio parere, ma che cooperano a creare un clima di insicurezza e di rabbia impotente. Del resto, portando lo scontro su questo livello, non possono che perdere, perché i loro avversari sono molto più abili: spread è un concetto tecnico (anche se le sue conseguenze sui nostri risparmi sono assai concrete), ma i migranti li vedi fisicamente accampati nelle nostre strade e nelle nostre piazze; l’Europa è lontana, ma la microcriminalità nelle periferie degradate te la trovi sotto casa…
Al cittadino, stretto nella tenaglia delle opposte paure, sembra sia rimasta solo la scelta di quelle che lo inquietano di più.

La paura non si combatte con la paura. Paure di segno contrario non si elidono, la loro somma genera solo rassegnazione… o mostri.
Risuonano le parole di monito della senatrice Liliana Segre: «La democrazia finisce piano, piano».

Psicologa. Collaboratrice della fondazione Lighea. Dal 1980 si occupa di terapia e riabilitazione di pazienti psichiatrici.

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