Il film Confidenza di Daniele Luchetti, con Elio Germano nel ruolo del protagonista, Federica Rosellini, Vittoria Puccini, è un thriller psicologico che sollecita molte considerazioni.
La trama in breve: Pietro Vella è un giovane professore di liceo anticonformista molto amato dai suoi studenti, che, anche a distanza di anni, gli riconoscono di aver svolto un ruolo di guida nella loro formazione.
Tra lui e una studentessa intelligente e sensibile scorre una sottile attrazione che in seguito si tradurrà in passione ardente. Durante una notte di intimità amorosa Teresa propone a Pietro di scambiarsi il segreto più inconfessabile. Entrambi se lo sussurrano all’orecchio. Lei se ne andrà (a seguito di quella confidenza fatale? Per altre ragioni? L’ambiguità non è sciolta) e, portandosi via il suo segreto e la sua ombra, legherà per sempre l’uomo a sé. Pietro si sposerà, avrà una figlia, dei nipoti, scriverà un libro sulla “pedagogia degli affetti” che gli darà una certa notorietà, continuerà a ricevere testimonianze di stima e di affetto dai suoi ex studenti, ma sarà sempre tormentato dal ricordo di quella incauta confidenza che l’ha consegnato nelle mani di un’altra persona. In tutte le fasi della sua vita sarà dominato dal timore che il suo segreto possa essere rivelato, timore che diventa pensiero ossessivo, portandolo più volte a meditare il suicidio.
Teresa farà ancora solo qualche occasionale comparsa nella sua vita, ma, grazie a quella confidenza ricevuta in dono in una notte d’amore, continuerà a dominarne la mente e, per quanto lontana nel tempo e anche nello spazio, dopo il trasferimento negli Stati Uniti, dove diventerà una matematica di fama mondiale, manterrà con lui, l’uomo inutilmente amato, un legame invisibile, tenace e irrisolvibile. Ma cosa sarà mai questo terribile segreto? Questa macchia indelebile? Questa colpa che non merita indulgenza?
Il regista è stato abile a coinvolgere gli spettatori: li immaginavo intenti, tutti come me, a inseguire labili indizi che potessero rivelare il mistero di quella colpa inconfessabile. Ognuno sarà arrivato a formulare una sua ipotesi, ognuno avrà una sua verità da proporre. Io sono giunta alla conclusione che accanirsi in questa ricerca è fuorviante.
Forse non è così importante la natura del segreto, forse la colpa commessa potrebbe non essere la grave azione che siamo stati indotti a immaginare, forse si tratta solo del mediocre peccato di un uomo mediocre.
Quello al quale assistiamo è il progressivo strutturarsi di un delirio paranoico, che culmina nella fuga di Pietro dalla cerimonia di premiazione per meriti pedagogici da parte del Presidente della Repubblica, perché in preda alla fantasia che Teresa, la sua più illustre allieva, chiamata a pronunciare il discorso elogiativo nei suoi confronti, colga proprio quella occasione per rivelare il segreto, ovvero chi è lui veramente.
Ciò di cui Pietro sente vergogna insopportabile è la propria nudità. Quella confidenza ha aperto un varco attraverso il quale si è visto spoglio della considerazione sociale che si era guadagnato con l’immagine di indimenticabile educatore, alla quale aveva affidato la propria identità. Quel suo Io, costruito con cura nel corso degli anni, nel quale si specchia con orgoglio, lo vede minacciato, cadute tutte le maschere, abbassate tutte le difese, da un momento di autenticità pagato a caro prezzo.