Un marziano a Roma

Analisi semiseria di abitudini, eloquio e immagine del presidente del Consiglio, Mario Draghi. E qualche ipotesi sul suo futuro

Super Mario, l’uomo del whatever it takes, vero Drago, forse piovuto da un altro pianeta, ha inaugurato uno stile ignoto al panorama politico italiano. Molti gli rimproverano di essere troppo silente e vi vedono l’espressione di un decisionismo che non ama discutere né condividere. Parco di parole, misurato nella gestualità, con quel suo viso che ha la fissità di una maschera tragica greca, non esprime emozioni, ma la voce esce pacata e parla il “draghese”, una lingua sobria, antiretorica, diretta, concreta. Talvolta spiazza con battute ironiche e concedendosi qualche risata.

Mentre intorno tutti si agitano, STA, comunicando così un’idea di forza, di saldezza non soggetta a condizionamenti, non toccata dagli umori altrui, presenza totemica sulla quale si proiettano aspettative, sogni, fantasie.

Non è però un uomo per tutte le stagioni. Contro la sua imperturbabile rocciosità sembrano infrangersi le contorsioni di Conte, le balzane fantasie di Salvini, l’irrequietezza dei vari cespugli, lascito della dissoluzione dei partiti tradizionali. 

Sollecita la mia curiosità: che bambino, che ragazzo è stato? Difficile immaginarlo sul campo di calcio, più adatti a lui gli scacchi. Però potrebbe essere stato, ed essere, un buon giocatore di poker. Avrebbe potuto scegliere con profitto la carriera ecclesiastica e studiare da papa o diventare Segretario di Stato.

Sulla sua figura sono state proiettate aspettative fideistiche, come se il suo tocco magico potesse risolvere tutti i problemi che affliggono la nostra società.

La pandemia? La domerà lui. Il recovery fund? Lo utilizzerà nel migliore dei modi. La transizione ecologica, la disoccupazione, le disuguaglianze, la crisi economica, il debito pubblico, le riforme… lasciamolo lavorare.

Con il passare del tempo la sua immagine olimpica si è un po’appannata, le truppe che presiede sono diventate sempre più riottose. Ci si domanda: che farà “dopo”?  Il Segretario della Nato? Il Segretario Generale dell’ONU? Il Cincinnato? Su questo “marziano a Roma” si allunga l’ombra del marziano Kunt, protagonista del famoso racconto, poi in versione teatrale, di Ennio Flaiano: piovuto sulla terra e circondato da folle curiose e osannanti, salutato come una specie di Messia, in breve tempo rapidamente emarginato. No, meglio scomparire o, forse, levitare, lasciando il mistero.

Giampietro Savuto

Psicologo e psicoterapeuta. Fondatore e responsabile scientifico di Fondazione Lighea Onlus.

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