“Basta nasconderla e anche la più banale delle cose diventa deliziosa”, sosteneva Oscar Wilde; credo che questa affermazione possa ben adattarsi al mondo delle relazioni sentimentali.
Non mi riferisco agli stadi iniziali di una relazione, in cui i partner si conoscono, aumentano gradualmente il loro coinvolgimento e iniziano a costruire il loro edificio: in questa fase la discrezione e la riservatezza spesso aiutano a trasformare qualcosa di fragile e prezioso in un legame più resistente e forte.
Le relazioni segrete sono tutte quelle situazioni affettivo/sessuali che devono essere tenute nascoste perché in qualche misura rischiose per i partner: dalla classica scappatella extraconiugale, alla relazione con il/la collega in un posto di lavoro che non consente relazioni tra collaboratori, a quella in cui uno dei due non ha fatto coming out, sono diversi gli scenari che portano alla scelta di mantenere nascosto un rapporto.
Indubbiamente, data la frequenza con cui tali relazioni hanno luogo, l’avvolgere il tutto in un alone di mistero condiviso solo dai due partner ha degli appassionanti aspetti positivi; innanzitutto è proprio la dimensione del segreto a renderla più eccitante: sapere qualcosa che gli altri non sanno, fare qualcosa di cui gli altri sono all’oscuro, magari sotto il loro stesso naso, immette nella relazione quel senso di proibito che aumenta l’adrenalina e l’eccitazione di stare violando qualcosa (un rapporto di coppia preesistente, una convenzione sociale, ecc.) per creare qualcosa che è solo nostro e di nessun altro; viviamo in un’epoca che non lascia spazio ai segreti, in cui tutto ciò che facciamo è costantemente monitorato e in cui vengono richieste sempre e in ogni ambito onestà e trasparenza.
Va da sé che il segreto, che altro non è che una verità non (ancora) condivisa, ha il potere di farci sentire vivi e liberi: molte sono le persone che, quando raccontano della loro relazione segreta, per esempio in terapia, ne parlano proprio in questi termini, sottolineando come sia in questa dinamica che si sentano finalmente se stesse, libere dal giogo delle convenzioni e degli obblighi sociali o morali, come se la relazione segreta permettesse loro di giocarsi in una maniera diversa da quella in cui si sono giocate fino a quel punto, di indossare un vestito che piace davvero, al posto del solito abito con cui affrontano la vita di tutti i giorni. La relazione segreta non fa parte della loro vita “reale”, è un’esistenza parallela in cui non devono giocare secondo le regole.
Il segreto, quindi, ammanta i partner di un senso di onnipotenza che rende il loro mondo più vivido e intenso: in una relazione segreta, per esempio, anche il sesso mediocre diventa fantastico, se è tenuto nascosto.
In secondo luogo, anche l’aspetto temporale rende la relazione segreta eccitante: la caratteristica fondamentale di questa condizione, infatti, è che dura poco ed entrambi i partner lo sanno. È anche la data di scadenza ravvicinata a non rendere tale relazione un vincolo vero e proprio, quindi a far percepire a entrambi i partner quel senso di libertà che dopo un po’ si perde all’interno di una relazione ufficiale, in cui ci sono in ballo progetti e aspettative: paradossalmente, sapere che non si andrà da nessuna parte e che nessuno si aspetta nulla dall’altro, fa spingere il piede sull’acceleratore, alimentando l’aspetto ludico e divertente della relazione.
Fin qui abbiamo tessuto l’elogio della relazione segreta, sottolineandone gli aspetti che la rendono una possibilità eccitante.
Ma siamo sicuri che una relazione segreta sia sempre e solo rose e fiori? E cosa succede quando uno dei due partner si stanca e vuole uscire allo scoperto?
Sono proprio i due aspetti positivi del segreto e della durata limitata a ritorcersi contro la relazione nascosta e a rendere evidente che è una casa con le fondamenta di pastafrolla. Alcune ricerche hanno mostrato come il dover mantenere il segreto sulla relazione, alla lunga diventi deleterio per la salute mentale e fisica dei partner; il fatto di non potervi investire in termini di risorse emotive e cognitive genera col tempo (se la relazione si protrae, o se non si è nuovi a relazioni di questo tipo) una richiesta di senso rispetto alla natura della relazione e ai motivi che spingono a volerla celare; vale davvero la pena tutta questa eccitazione? Che cosa si cerca davvero da una relazione? E perché ci si può autorizzare a sentirsi vivi solo in una relazione segreta? Che cosa accadrebbe se si legittimassero e vivessero alla luce del sole quegli aspetti di sè che ci si costringe a mantenere nel segreto? E inoltre, siamo sicuri che il senso di onnipotenza che ci deriva dal tenere il segreto sulla relazione, non serva a nascondere, in realtà, un senso più profondo di impotenza e insicurezza?
La segretezza nella relazione, inoltre, limita la vicinanza psicologica, che trasformerebbe il legame in qualcosa di più vincolante; mina quindi l’impegno relazionale e porta i partner a muoversi su un piano superficiale che, alla lunga, può diventare faticoso da gestire, specialmente se e quando emergono i sensi di colpa.
Quando uno dei due partner, poi, si stanca della segretezza e vuole uscire allo scoperto, entrano in gioco anche vissuti di inadeguatezza: non poter presentare l’altro ad amici e familiari, non poterne parlare con nessuno, non poter condividere momenti allo scoperto, può far sentire rifiutati, diminuendo l’autostima e la sicurezza in se stessi.
Insomma, se è vero che il frutto proibito ha un sapore più dolce, è vero anche che “La felicità è vera solo quando è condivisa” (“Into the wild”); quando si arriva a questa consapevolezza è il momento di chiedersi perché stiamo mantenendo segreta la nostra relazione e se ne valga davvero la pena.