Papa Francesco ha avuto a Milano il suo bagno di folla. Un numero sterminato di fedeli, e non, lo ha accolto lungo le strade, in piazza Duomo, al Parco di Monza e a San Siro. Lo spettacolo ha colpito tutti e ha prodotto confronti impietosi con le contemporanee manifestazioni di Roma, sia il corteo pro Unione Europea, sia le temutissime manifestazioni no EU, no euro, no Nato, no tutto, che hanno visto una partecipazione ben più modesta. Ma l’Europa non scalda i cuori, mentre Francesco sì.
Questo papa è un vero fenomeno mediatico: con il suo italiano meticciato ha creato un vocabolario di personali neologismi, con i suoi gesti, che nella loro semplicità assumono sempre un significato simbolico, è diventato un’icona.
Ci sono due modi antitetici per colpire l’immaginario collettivo: la sparizione, l’assenza, come dimostrano i casi di un Salinger, ma anche di personaggi come Greta Garbo o Mina, o la condivisione di gesti comuni da parte di persone che comuni non sono, la cui vista genera senso di straniamento. Papa Bergoglio ha fatto questa seconda scelta:
compra scarpe in negozio, va dall’ottico per acquistare occhiali, si concede a selfie, stringe migliaia di mani, pranza in carcere, usa una toilette ecologica…
Ha preso posizioni coraggiose che gli hanno alienato parte del clero e i fedeli più tradizionalisti, ma ha riacceso la religiosità stanca di tanti cristiani e conquistato l’ammirazione e la stima di molti non credenti, dimostrando che un’istituzione quale la Chiesa è capace, in difficili momenti storici, di rinnovarsi.
La laicizzazione della nostra società ha generato, complice la crisi profonda che stiamo attraversando, un bisogno di spiritualità che riempia il vuoto di senso lasciato dal venir meno delle antiche certezze e dalla passione ideologica. In un mondo in cui crescono paura, insicurezza e incertezza del futuro, la figura carismatica del Papa costituisce un saldo punto di riferimento, il suo linguaggio semplice, quasi infantile, lancia un messaggio di speranza che porta conforto al malessere esistenziale.
Siamo di fronte a un rinascimento religioso? O si tratta piuttosto di un bisogno psicologico di rassicurazione che lenisca l’ansia di oscure minacce?
Nella sua millenaria saggezza la Chiesa ha saputo mettere l’uomo giusto al posto giusto nel tempo giusto. Possiamo chiederci se sia lui a possedere eccezionali qualità o se siamo noi, nel nostro bisogno, a proiettarle su di lui, a incarnarle nella sua persona. O forse possiamo concludere con Hegel che ciò che distingue il grande uomo è la capacità di esprimere la volontà del proprio tempo e di esaudirla.