«Amor condusse noi ad una morte, Caina attende a chi vita ci spense».
Le donne di Dante Alighieri hanno sempre richiamato l’attenzione, la curiosità, la riflessione. Il sommo poeta offre una rappresentazione del femminile ricca e complessa che sfugge alle facili etichette e polarizzazioni tanto comuni oggi.
Nella Divina Commedia, le diverse figure femminili incarnano una diversa dimensione dell’esperienza umana. Beatrice rappresenta sì l’ideale della purezza e della virtù, ma anche della saggezza, della severità e della divinità. Le donne sono anche peccatrici, come Francesca, che però si erge anche a portavoce e stendardo d’Amore; sono trattate tutte con una grande empatia, riconoscendone sofferenze e fragilità squisitamente umane.
Mentre la società contemporanea spesso tende a polarizzare l’idea di femminilità, relegandola a ruoli troppo rigidi e predefiniti, il poeta ci invita a vedere il femminino nelle sue mille sfaccettature. Le donne sono forti e vulnerabili, sagge e passionali, terrene e divine. Sono figure complesse che sfuggono alle semplificazioni e che ci ricordano la ricchezza dell’esperienza femminile.
Nonostante la massiccia presenza di movimenti femministi, ancora la credenza è quella che la donna possa essere solo ideale di virtù, bellezza, pacatezza, madre e moglie devota, oppure seduttrice, dura, peccatrice senza possibilità di pentimento o perdono. L’incomprensione che nasce dalla lettura della Divina Commedia deriva proprio dall’attuale incapacità di percepire la donna come forte, emancipata e vitale.
È Francesca, non Paolo, che racconta a Dante la loro tragica storia d’amore; mentre il compagno piange in modo inconsolabile, lei, con tutta forza e piena di sofferenza, parla di loro e ci regala uno spaccato di una donna medievale che ha sempre seguito le indicazioni della famiglia ma non si è mostrata debole di fronte ad Amore e non ha mai rinnegato la sua scelta, seppur consapevole del proprio sbaglio.
Le donne di Dante sono donne che hanno amato nel verso senso della parola, che fosse una persona o semplicemente la loro vita, che hanno cercato di sedurre, chi con restii sguardi, chi con atti, che hanno sofferto per la loro famiglia, che sono state uccise dai loro compagni, che hanno perso figli e mariti in battaglie inutili. Sono donne il cui amore non è un candido sentimento, una scia di ineffabilità eterea tra cieli e visioni divine.
E proprio come la donna moderna, si erano già fatte carne, con desideri propri, sfidando e continuando a sfidare stereotipi, cercando di affermare la propria individualità e autonomia al di là dei ruoli tradizionali assegnati dalla società. Le donne moderne, con maggiore foga e una voce che risuona ancora più perentoria, rivendicano il diritto all’istruzione, alla carriera, all’indipendenza economica e alla piena partecipazione alla vita pubblica, lottando contro le discriminazioni di genere e cercando di superare gli ostacoli che ancora persistono nel raggiungimento della parità di genere.
Ecco che leggere gli antichi può e deve essere utilizzato non solo a testimonianza della nostra cultura ma anche per promuovere una società del rispetto, dell’uguaglianza e della nonviolenza di genere, al fine di poter davvero comprendere quei sentimenti di cui il nostro panorama letterario è pieno. Dante ci ricorda che il femminile è un universo vasto e variegato che merita di essere esplorato con rispetto, curiosità e ammirazione, lottando per muovere il proprio sole e tutte le altre stelle.