Entro in libreria. Mi aggiro tra i banchi di esposizione, curioso tra gli scaffali, leggo i titoli, sfoglio qualche volume… Mi imbatto, in rapida successione, in titoli che recitano: “10 mosse per affrontare il futuro”, “28 respiri per cambiare vita”, “Le tue prossime 5 mosse”, “Come diventare un leader di successo”, “Ti insegno come diventare ricco. Il programma in 6 settimane che funziona davvero”. Su altre copertine figurano scritte del tipo: “Tutti gli strumenti per…” (tralascio di proposito testi più tradizionali su come perdere peso, mangiare sano, eliminare il colesterolo, vivere a lungo in buona salute, mantenersi in forma, smettere di fumare… con 7… 10… 12… 15… 20… semplici azioni).
Questi libri possono anche proporre alcuni contenuti validi, ma si presentano tutti come prontuari, manuali, decaloghi, che promettono soluzioni facili a problemi complessi. Mi fanno pensare a lettori incerti, disorientati, ansiosi, in cerca di prescrizioni, ricette, regole, in cui confidare, a cui ancorarsi. La stessa ricerca che in questi giorni ha portato migliaia di italiani ad ascoltare Sadhguru (milioni di followers sui social) che, intervistato, dichiara di voler diffondere “tecnologie del benessere” e si propone come guida per esplorare la coscienza.
Queste “istruzioni per l’uso” presuppongono un atteggiamento di tipo pedagogico che infantilizza il destinatario del messaggio, promettendogli di acquisire una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità, nonché la capacità di realizzare i propri obiettivi, usando un approccio simile a quello adottato per insegnare il funzionamento di un elettrodomestico.
Certo, i tempi in cui viviamo prefigurano profonde trasformazioni che renderanno il mondo diverso da quello che abbiamo fin qui conosciuto, generando ansia. Il disorientamento può spingere allora alla ricerca di consigli e di regole di vita che promettano stabilità, anche a fronte di un dibattito pubblico sempre più polarizzato e radicalizzato, che su tutti i temi – politici, economici, sociali, culturali – usa accenti aggressivi, talvolta violenti. Nessun reale dialogo, nessuna dialettica tra avversari che si legittimano reciprocamente, solo l’affermazione intransigente di verità contrapposte che si negano a qualsiasi sintesi. Nei dibattiti pubblici non si ascoltano le ragioni dell’altro, si cerca solo di sopraffarlo coprendone le parole, usando toni forti, ricorrendo talvolta al sarcasmo o al disprezzo.
Questo tipo di comunicazione non è d’aiuto al cittadino, non individua con chiarezza i problemi, non spiega, non sollecita una partecipazione razionale alla discussione, tende piuttosto a provocare adesioni umorali, pretende schieramenti acritici.
Il disorientamento che produce può forse spiegare il successo di vademecum, di manuali, di una precettistica che descrive un percorso per punti e passi successivi, che dovrebbe aiutare a orientarsi, che dovrebbe sopire l’ansia promettendo facili certezze.
A questo punto non riusciamo a resistere alla tentazione di dare anche noi qualche indicazione di lettura, le nostre personali “istruzioni per l’uso”.
- Alla ricerca dell’equilibrio interiore: L. A. SENECA, Epistulae morales ad Lucilium
- Esercizi di introspezione: F. DOSTOEVSKIJ, Memorie del sottosuolo (ma qualsiasi altra opera va ugualmente bene)
- Sulla complessità della psiche: L. PIRANDELLO, Uno, nessuno e centomila
- Per ricomporre le contraddizioni della psiche: I. CALVINO, Il visconte dimezzato
- Una filosofia di vita: H. MELVILLE, Bartleby lo scrivano
- Sul fumo (e molte altre cose): I. SVEVO, La coscienza di Zeno