Storia di Angelica e Orlando che mi vogliono come padre

Contro uno sfondo verde brillante un uomo vestito di nero, con una camicia bianca e una cravatta anch’essa nera, un po’ gobbo: sono io dipinto da Angelica. Porgendomi il quadretto mi chiede: «Può farmi da padre?».

Il ritratto è severo, vagamente inquietante, potrebbe adattarsi a un personaggio pirandelliano.

Angelica, una giovane donna di vivace intelligenza e di buona cultura, ha sofferto precocemente di una depressione anomala. In preda a deliri mistici, si accusa di azioni delittuose. Oppressa da sensi di colpa, vuole espiare: nega ogni cura al suo corpo, rifiuta il cibo, deve essere nutrita mediante flebo.

Quando entra in comunità è magrissima: due enormi occhi in un viso succhiato dal male. Sembra trarre giovamento dalla lontananza dall’ambiente d’origine, ma le crisi periodicamente ricompaiono.

Il suo programma riabilitativo prevedeva, tra l’altro, un’attività di arte terapia. Improvvisamente Angelica ha dato inizio a una produzione pittorica terrificante: figure mostruose dipinte con colori fortissimi, stridenti.

È stato l’inizio della conquista di un, seppur fragile, equilibrio: gradualmente si è impegnata in diverse attività, infine ha iniziato un lavoro part time.

Esaurita l’esperienza di comunità, è stata trasferita in un appartamento protetto insieme a un altro ex ospite Lighea, Orlando.

Come Angelica, anche Orlando era in cerca di un padre, come lei mi ha voluto in questo ruolo e devo dire che, nei loro confronti, come padre ho funzionato.

Entrambi avevano bisogno di un padre autorevole, che dettasse loro una norma, che li sottoponesse a regole precise. Un padre affettuoso e sollecito, ma anche capace di dire «No»: una valida difesa contro gli impulsi distruttivi.

Il sodalizio di Angelica e Orlando si presentava come l’unione tra una personalità irrequieta, irruente, dotata di un’emotività esasperata, quella di lei, e un carattere che tende alla passività, all’inerzia, al rifiuto del cambiamento, che ricerca la sicurezza della ripetitività, quello di lui.

Sono vissuti accanto per anni sviluppando un profondo senso di solidarietà, porgendo e ricevendo reciproco aiuto nei momenti di crisi.

Oggi formano una bella coppia: Orlando ha imparato a esprimere i suoi bisogni e a manifestare i suoi sentimenti senza la paura di venirne sopraffatto, Angelica a controllare le emozioni e a essere meno impulsiva.

Lighea

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *