Camminavo verso l’università pensando all’incipit di questo articolo, quando mi telefona un’amica. In lacrime mi dice che è caduta dal piedistallo. Continua a dire che sapeva sarebbe successo, ma che non aveva potuto fare altro se non aspettare l’arrivo di quel momento straziante. Lui non se n’era andato come lei raccontava, pensavo, non avrebbe potuto andarsene perché non era mai veramente arrivato, ma lei aveva capito, diceva, questa volta aveva capito davvero. Da anni mi parlava delle loro conversazioni, mi leggeva i loro messaggi, e mi traduceva un linguaggio che solo lei avrebbe potuto comprendere. «Sembra così a voi, ma io lo conosco davvero, lo conosco da dentro», diceva.
Ci avevo sguazzato anche io in mezzo a queste fragili affermazioni e sapevo che quando ci si crede lo si fa con estrema fermezza e le voci degli altri non sono altro che un mero contorno all’unica voce che conta: la Sua. La voce che strilla presenza e lo fa da lontano, quella che ti fa sentire sbagliata, talvolta persino pazza, perché dopo mesi hai deciso di alzare la voce ma Lui era stanco, aveva lavorato troppo, era stata una settimana pesante, e tu sei insensibile, perché non è il momento, e avresti dovuto capirlo.
Ciò che più mi addolora è sapere che di storie del genere ce ne sono tante, troppe; siamo circondati da atteggiamenti subdoli e manipolatori che possono essere chiari a chi possiede una prospettiva esterna, a chi con fatica ha imparato a riconoscerli, ma sono indistinguibili per chi ne è divenuto preda.
La manipolazione psicologica è stata definita come tentativo ripetuto di distorcere e modificare la realtà con l’intento di ottenere la gratificazione dei propri bisogni personali, spesso a scapito della persona manipolata.
Nella maggior parte dei casi sono le donne a essere vittime di tali atteggiamenti, e sappiamo bene che c’è poco di casuale: le donne subiscono più facilmente questo genere di meccanismi perché spesso li considerano normali, perché non hanno mai conosciuto altro, perché le loro madri hanno fatto lo stesso, perché la cultura, la società, la storia hanno fatto pensare alle donne di dover accettare una sorta di sottomissione a priori.
«A volte ce la stiamo mettendo tutta, e non veniamo visti. È doloroso», scrive la psicologa Ameya Gabriella Canovi, ed è così perché è questo che fa la manipolazione: ti fa pensare di essere tutto per l’altro, ti fa credere di doverti sentire onorata nel ricevere attenzioni, ti porta a sé con parole spesso alte, elevate, parole che nessuno ti aveva mai detto, parole perfette ma vuote e false. Perché dal piedistallo prima o poi bisogna pur scendere e accorgersi che non si può e non si deve essere tutto per l’altro.
La manipolazione non nasce dalla follia o da situazione estreme, come spesso si tende a pensare; anzi, è qualcosa di molto vicino a noi, è un insieme di atteggiamenti così sottili e subdoli che un folle non riuscirebbe a riprodurre, ma che sono la specialità di una persona intelligente e con una grande ferita narcisistica. Manca qualcosa in me e lo ricerco dentro di te, mi sento piccolo e misero e voglio (il mio inconscio vuole) che tu mi faccia sentire il migliore, a costo di calpestarti e di far sentire misera anche te. Il manipolatore non ama la persona in quanto tale, ma è innamorato di ciò che riceve, è dipendente dalle attenzioni, dai complimenti, non può stare senza qualcuno che gli ricordi ogni giorno che la sua vita dipende da Lui. Quindi una persona vale l’altra, perché per il narcisista non è altro che un misero contenitore vuoto che vuole riempire di se stesso. In tutti è capace di vedere solo la sua immagine e per questo non conosce empatia e per questo sceglie donne o più in generale persone con una grande fragilità, che gli permette di controllarle.
Oggi più che mai siamo stanche, oggi più che mai è diventato fondamentale saper riconoscere questi atteggiamenti estremamente dannosi per la nostra salute psichica e purtroppo, in molti casi, anche per quella fisica. E per farlo bisogna prendere una profonda coscienza del nostro valore, della nostra forza, e bisogna comprendere che nessuno vale il prezzo della nostra libertà. Nessuno ci vuole bene davvero se, in qualsiasi modo, ha tentato di tarparci le ali.
Un commento
Qualcunochecièpassato
Quando tappano ogni fessura di luce che vuole entrare nella tua vita per urlarti di scappare e non tornare , quando saltelli e canticchi per strada ma percepisci che la tua felicità è il dolore dell altro, quando ti sveglierai la notte tremando , pensando che forse il problema sei sempre stato te .
Scappa, non dire niente , scappa e basta , non tornare …… non riusciresti ad uscirne un altra volta . Non importa quanto tu pensi di essere forte , loro prendono solo la tua parte più fragile .