Ostentazione e tabù: sono questi i due poli opposti dove vediamo oscillare la sessualità, con il risultato di una sessualità più parlata che vissuta, in cui si perdono naturalezza e consapevolezza e, quindi, soddisfazione e felicità.
Da un lato, il sesso è ancora considerato un argomento tabù in molte società, quelle maggiormente caratterizzate da norme sociali restrittive e silenzi imbarazzati, e in molti ambienti, per quelle che si presentano come più progressiste. Inoltre, la mancanza di educazione sessuale adeguata e la presenza di pregiudizi e stereotipi possono portare a una comunicazione limitata e a una scarsa comprensione delle esigenze e desideri sessuali più profondi, generando sentimenti di vergogna e colpa.
Dall’altro lato, la società contemporanea è anche quella che sempre più spesso spinge verso l’estremo opposto, esaltando e ostentando la sessualità e la sua condivisione pubblica, spingendo le persone a cercare la gratificazione attraverso un’immagine esagerata e stereotipata di ciò che è considerato sexy o desiderabile. Questa cultura dell’ostentazione può portare a una pressione malsana, generando ansia e insicurezza e togliendo quel velo di fascino e mistero che gli argomenti legati al sesso e alla sessualità hanno sempre portato con sé.
E allora, come ritrovare la naturalità nella sessualità e il piacere? Una strada a mio parere è quella di ripartire dalla propria unicità, accettando se stessi come individui sessuali senza vergogna o giudizio, con una maggiore consapevolezza dei propri desideri più profondi e una maggiore apertura al dialogo e alla comunicazione.
Proprio guardando la serie tv Super Sex – liberamente ispirata alla vita del pornodivo Rocco Siffredi – riflettevo sugli effetti di una rappresentazione audace e volutamente provocatoria del sesso, come può essere quella ispirata alla vita del più famoso pornodivo italiano. Con un approccio assolutamente privo di censure, racconta la storia di un’esplorazione del mondo del sesso (ma anche del porno) ai livelli più estremi, con scene volutamente esplicite, quasi volendo proprio combattere col fuoco il ghiaccio imposto della società. Tuttavia, come accade in questo caso, la serie porta a pensare che l’enfasi sull’abbattimento dei tabù possa portare a una rappresentazione eccessiva e contraddittoria, che rischia di oscurare il messaggio principale. La provocazione per essere funzionale dovrebbe essere accompagnata da una riflessione critica e da un contesto che permetta al pubblico di comprendere e interpretare il messaggio sottostante, contribuendo a un dialogo costruttivo e inclusivo.
La serie però indaga le diverse dimensioni della sessualità ed è su queste che bisognerebbe concentrare il dialogo e la critica. Trova spazio il sesso inteso come ruolo sociale o come fonte inesauribile per la scoperta della propria identità, come nodo relazionale che permette di entrare in relazione con l’altro in alcuni aspetti o addirittura legarlo a sé in modo contorto.
Dà la possibilità di riflettere su quanto sia necessario fare distinzione tra l’atto sessuale che arriva, nella storia, ad avere una dimensione di lavoro e sesso ludico, giocoso, legato alle emozioni che si provano verso un’altra persona. Al desiderio di cura che può esserci dietro o al suo opposto di predominanza e controllo nel momento in cui non viene vissuto nei suoi aspetti più sani.
Se potesse davvero nascere un dialogo onesto e senza limiti riguardo la sessualità si potrebbe ovviare al rischio di rivolgersi alla pornografia come grammatica di base apprendendo solo una delle tante facce della questione e perdendo la naturalezza dell’atto.
Dovremmo avere tutti, dai più piccoli ai più grandi, la possibilità di ritrovare la nostra sessualità, qualsiasi dimensione si preferisca, e viverla in piena consapevolezza, in un processo di liberazione emotiva e di accettazione dell’altro attraverso il rispetto reciproco e l’apertura alla comunicazione, superando i tabù e le pressioni esterne, ottenendo finalmente gioia, soddisfazione e benessere emotivo.