Se fosse vissuto ai nostri giorni Don Giovanni non sarebbe finito all’inferno come peccatore, ma in una costosa clinica come malato.
Sappiamo infatti di personaggi noti, appartenenti soprattutto al mondo dello spettacolo, che si recano in centri specializzati nella cura del sesso compulsivo, che ormai viene riconosciuto come una malattia. Comparirà a breve sul DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali)?
E come malati pare cerchino di accreditarsi anche alcuni dei molestatori recentemente denunciati, forse per presentarsi con circostanze attenuanti a un eventuale processo.
Nel momento in cui lo scandalo Weinstein si allarga e, con effetto a valanga, approda sull’altra sponda dell’oceano, è lecito domandarci che cosa sia cambiato rispetto alla percezione dei comportamenti sessuali.
Premesso che la pulsione erotica è profondamente legata alla personalità individuale e si esprime pertanto in modi non generalizzabili, è però indubbio che la sensibilità sociale nei confronti della sessualità si presenti diversa nelle diverse realtà storiche. Comportamenti un tempo tollerati (basti pensare al delitto d’onore cancellato dal nostro codice penale solo nel 1984) vengono oggi sanzionati duramente, a dimostrazione di un profondo cambiamento nel giudizio morale della società.
Per questo è ingeneroso criticare le donne che hanno atteso venti anni per denunciare gli abusi subiti e metterne in dubbio la buona fede: l’hanno fatto quando potevano contare su un’opinione pubblica disposta ad ascoltarle e a solidarizzare con loro.
È maturata una nuova consapevolezza sociale nei confronti dei modi in cui la sessualità si esprime
e soprattutto è condivisa la ferma condanna della violenza esercitata da chi detiene una qualche forma di potere. Mentre le donne hanno acquisito una maggiore comprensione di che cosa sia una molestia o un abuso sessuale.
Ma la cosa più interessante è constatare il passaggio dei comportamenti sessuali impropri (non mi riferisco allo stupro o alla violenza fisica che meritano considerazione diversa, ma a tutto ciò che può essere definito molestia) dalla sfera del peccato a quella del reato.
Un tempo contrizione e penitenza avvenivano nel segreto del confessionale ed erano faccenda da guide spirituali, ora, nella nostra società secolarizzata, ammissioni di colpevolezza e pubbliche scuse avvengono su media e social. Ne consegue che gli abusi diventano o materia da codice penale, o materia da psicoterapia, qualora riconosciuti espressione di un disagio psichico. Pertanto da espiarsi o in tribunale o sul lettino dello psicanalista.
Di fronte a questi profondi cambiamenti, come psicoterapeuta mi chiedo se anche l’eros stia andando incontro a una mutazione. Direi di no, se ascolto le fantasie delle mie pazienti, simili a quelle che ritroviamo in famosi capolavori letterari, in opere teatrali e cinematografiche, o nell’attività onirica. Fantasie nelle quali si vedono oggetto di un sesso rude o immaginano di vivere situazioni umilianti o di venire rapite. In questo ultimo caso, ricorrente con particolare frequenza, si può supporre che, a fronte di pulsioni che si ha difficoltà a controllare, il rapimento possa scaricare di ogni responsabilità, attribuendola alla volontà dell’altro. Sembrerebbe, paradossalmente, che solo la coercizione permetta di agire liberamente la propria sessualità, altrimenti interdetta dai sensi di colpa di un Super-io severo.
Ma queste donne desiderano vedere realizzate nella realtà le situazioni che immaginano? Certamente no. La fantasia serve loro per giocare con le proprie pulsioni segrete e per esercitarsi a controllarle.
E gli uomini? Anch’essi hanno fantasie, più spesso di contenuto aggressivo, ma sono restii a parlarne. Vergogna? Pudore? Forse non le ritengono materiale da analisi, preferiscono condividerle con gli amici.
Oso affermare che l’attività fantastica è particolarmente necessaria oggi, nel momento in cui un frettoloso consumo di sesso ha sostituito l’antico gioco del corteggiamento e della seduzione che accendeva il desiderio. La rapida erotizzazione dei rapporti non compromette forse, spesso irrimediabilmente, la possibilità di stabilire una vera relazione sentimentale, che necessita di un impegnativo processo di conoscenza?
Ben venga dunque il gioco mentale, che costituisce uno spazio privatissimo, in cui l’immaginazione supplisce a riti sociali ormai obsoleti. In alcuni casi limite le fantasie possono rivelare segni di una devianza che va affrontata con efficaci strumenti terapeutici, ma nella maggioranza delle persone aiutano a maturare conoscenza di sé e consapevolezza delle proprie pulsioni.
I signori che, incoraggiati da un’antica impunità, hanno fatto dell’abuso sessuale un’abitudine, dimostrano di avere modeste capacità immaginative, un’attività fantastica asfittica, incapace di mediare tra la pulsione erotica e il passaggio all’atto.