Lorenzo osservava la preziosa statuetta Lalique sul mio tavolo. La fissava intensamente, come ipnotizzato.
«Adesso la rompe, la rompe. Perché non l’ho spostata?» non potevo fare a meno di pensare.
Lorenzo mi guarda, sorride, poi, con eleganza, distrattamente, si appoggia al tavolo, fa scivolare di poco il libro che vi è appoggiato fino a toccare il cristallo: ora la statuina è in bilico sull’orlo, ancora un piccolo movimento e si rovescia a terra.
La storia psichiatrica di Lorenzo inizia con un episodio apparentemente banale, ma destinato a segnarne la vita: alle scuole superiori, dopo un intervento particolarmente brillante nel corso di un’assemblea studentesca, scendendo dal palco degli oratori, aveva fatto cadere una bottiglia d’acqua: con i cocci di quella bottiglia era andata in frantumi anche la sua esistenza. Da allora viene dominato dall’impulso di rompere tutto ciò che è fragile.
Quando viene accolto in comunità terapeutica è subito una strage: bicchieri, piatti, suppellettili di vetro devono essere continuamente rinnovati. La stessa sorte tocca ai suoi occhiali, più volte calpestati, spesso in occasione di visite lungamente desiderate a musei o mostre.
Lo fa senza violenza, con signorilità e disinvoltura: mostrando di non accorgersene, fa scivolare l’oggetto fino al bordo del piano di appoggio, poi ne provoca sbadatamente la caduta.
Ciò che lo spinge è la coazione a ricreare esattamente quella prima situazione archetipica, a realizzare la stessa ricaduta di frammenti, come se solo riproducendo quella esatta configurazione potesse liberarsi.
Analoghi rituali ossessivi li manifesta nei confronti del linguaggio: campione di elucubrazioni capziose, è capace di ricominciare all’infinito lo stesso discorso variando leggermente la strutturazione delle frasi, nel tentativo, mai realizzato, di farlo aderire a un suo disegno di perfezione.
Lorenzo è dominato dal bisogno di “espiare” e quindi di soffrire. Non sopporta alcun tipo di gratificazione. Ogni più modesto piacere deve essere scontato con feroci docce fredde, preferibilmente vestito.
La rieducazione a tollerare il piacere è stata una battaglia difficile, mai completamente vinta. Lorenzo è riuscito comunque a conseguire il diploma di una prestigiosa scuola di design e ha iniziato a collaborare allo studio di architettura della famiglia.
A distanza di qualche anno ricevo un invito all’inaugurazione di nuove vetrate artistiche di una chiesa lombarda: progettista Lorenzo S.
Guardo il depliant con le immagini delle vetrate che ritraggono scene della vita di santi: le figure risaltano nei loro colori smaglianti, attraversate dalla luce. Forse Lorenzo ha esorcizzato il suo demone.