«Dottore, io non sono Isabella, sono la figlia del re di Spagna». Riflette. «Se sono la figlia del re, è ora che mi chiamino con il titolo che mi compete, Altezza Reale». Mi guarda. «Per lei posso fare eccezione».
Isabella ha iniziato a soffrire di disagio psichico da adolescente: insuccessi scolastici, difficoltà a integrarsi nel gruppo dei coetanei, isolamento. Un grande amore Isabella l’aveva, quello per il padre, un padre che la depressione porta al suicidio.
Dopo la sua morte Isabella comincia a strutturare un florido delirio: si costruisce un’altra famiglia, si sceglie un altro padre nella persona di un monarca potente, smarrisce il senso della propria identità.
Isabella è stata l’ospite di più lunga permanenza della comunità Lighea: quasi sei anni, una durata veramente anomala. Con l’ironia che le è propria dice: «Faccio parte dell’arredamento».
In questi anni Isabella ha imparato ad addomesticare il delirio che è diventato meno aggressivo. Il suo potere non è più assoluto: con la “figlia del re” sembra che Isabella ci giochi. Si mette davanti al suo delirio, lo guarda, lo interroga, ne ride.
«Secondo lei, dottore, sono Isabella o la figlia del re di Spagna?» È incerta. Poi, con un sospiro: «Lei preferisce Isabella, e io voglio accontentarla!»